Quando mi fu chiesto di scrivere qualche ricordo dell’Oratorio, non avrei immaginato che fosse così coinvolgente ed intimo fermarmi a riflettere su questo importante anniversario: cento anni ti sembrano un’eternità, e poi realizzi di averne vissuti 48 nell’opera e ti senti…. parte di questa storia!

I ricordi si autoalimentano con il passare dei minuti che si soffermano su luoghi, avvenimenti, persone, sacerdoti, suore…. e mi rendo conto che ci vorrebbero anni e non solo poche righe per metterli tutti in ordine.

Però una sintesi me l’ha offerta pochi mesi fa un imprenditore, proprietario di una importante azienda alle porte di Torino. Appena entrato nel suo ufficio per risolvere un problema di lavoro, il mio sguardo è stato rapito da un’immagine che aveva appesa alla parete, in bella vista, proprio di fianco alla sua importante scrivania: un ritratto di don Bosco. Lui ha notato la mia distrazione, io mi accorgo di essermi distratto e chiedo scusa con la sola frase che in quel momento mi venne in mente: “Ho visto il quadro e mi sono sentito a casa”. Inutile dire che il colloquio di lavoro si è risolto molto in fretta e la maggior parte del tempo lo abbiamo passato a ricordare l’oratorio. E mi colpì quando mi confessò: “Quando ero piccolo frequentavo una parrocchia dove mi obbligavano a fare le cose. Me ne sono andato e, girando per Torino, ho trovato un oratorio salesiano che mi ha accolto. Da lì non me ne sono più andato perché nessuno mi obbligava a fare qualcosa: anzi, non riuscivo ad andare a casa la sera perché volevo fare tutto quello che mi veniva proposto! Comprese le preghiere e il catechismo!”.

Quanto è ancora attuale San Francesco di Sales e il suo motto: “fate tutto per amore, nulla per forza”!

In questa frase sono contenuti per me i 100 anni dell’Opera e i miei 48 anni di convivenza. Sì, perché ricordo ancora mia madre quando mi diceva: “fai che restare all’oratorio anche a dormire, tanto per il tempo che rimani a casa non farebbe la differenza…”. All’epoca non sapevamo ancora cosa fosse il Covid, il lockdown e il distanziamento sociale: eravamo sempre insieme e condividevamo sudore, cadute nel campo da calcio, sbucciature, sport, musica, teatro, animazione, campi estivi, zaini strapieni di pagnotte e scatolette di carne in gelatina e di tonno sott’olio per pranzare con i ragazzi quando veniva raggiunta la meta di una lunga camminata in montagna e dopo aver ringraziato il Signore della grazia che ci aveva concesso di essere tutti insieme lì, a godere del suo Creato.

Mi stanno passando davanti agli occhi le immagini di tutti i Salesiani e le Fma che ho incontrato in oratorio, come un album di figurine le cui pagine scorrono veloci e sono piene di foto… impossibile citarli tutti, anche per evitare di dimenticare dei nomi.

Alcuni però, hanno inciso maggiormente sulla mia formazione. Don Aldo Papagni e la sua orchestrina; l’archetipo dell’attuale problem solver, il signor Manzo (cit. “datemi una staffa e vi solleverò il mondo”); don Giorgio e i suoi lavoretti con il traforo in mezzo al cortile e le interminabili partite a basket; don Martano con le sue ronde su e giù per i banchi durante la messa delle 9, i biglietti omaggio per il cinema della domenica pomeriggio e le “gamale” (ndr: pericolosissime sedute agganciate ad un palo con delle catene che ruotavano in tondo rincorrendosi e alzandosi da terra… nessuno a memoria mia si fece mai male); don Piero Busso e don Enrico Bergadano ed il Centro Giovanile; e infine don Guido Abà e il tempo che ha dedicato a tanti di noi per offrirci una guida spirituale… Suor Marisa; suor Ferdinanda; suor Angiolina…

Una grande Comunità, dove i giovani hanno l’opportunità di sperimentare il loro protagonismo giovanile in un luogo protetto, attori guidati da una regia con un profondo carisma.

E così quando a Carlo Alberto e a me don Carlo Piccottino ha chiesto un impegno al di fuori delle 4 mura, fuori dalla nostra abituale confort zone, abbiamo detto di sì. “Dovete occuparvi dei giovani che non vengono all’oratorio, dentro le istituzioni dove si prendono le decisioni”. Era il 1993 e fummo i più votati in circoscrizione con esattamente gli stessi voti (“faremo tutto a metà”)! E poi il 1997 in comune fino al 2011. Delibere, bilanci, progetti, attività, deleghe, iniziative con un’attenzione ai “giovani, soprattutto i più bisognosi”.

La soddisfazione più grande: regalare nel 2008, in occasione del Giubileo della Parrocchia per i suoi 50 anni, a Papa Benedetto XVI il libro della Collana Blu della Città di Torino su don Bosco.

 

La speranza: l’Oratorio continui ad essere il riferimento per tanti ragazzi della Barriera e per le loro famiglie.