storia 26, 26 maggio 2022
            by Carlo Pichetto

Il primo impatto con il M.RUA l’ho avuto a fine anni 80. Ci eravamo  appena trasferiti in barriera da Madonna di Campagna. Un giorno accompagnai mio figlio all’oratorio e fummo accolti da don Virgilio: indimenticabile la sua accoglienza. Fu una lunga amicizia fino, purtroppo, alla sua scomparsa. Mi rimarra’ sempre impresso  il giorno del suo funerale, vedere dei ragazzi, a volte un po’ sbruffoni,  piangere sinceramente, segno che il Don aveva saputo trasmettere un qualcosa che rimarrà per sempre a loro e a me.

Il Michele Rua ti avvolge e ti coinvolge e così anche io, ormai pensionato Enel, fui trascinato all’ interno di questa grande famiglia. Due carissime e indimenticabili persone, Sergio Beano, un parrocchiano dalla squillante voce lirica, e Giovanni Teraschi, papà di Gianluca, ex tecnico luci in vari teatri torinesi e uomo-tuttofare del Teatro Monterosa, mi coinvolsero

nell’ attività di costruzione delle scenografie necessarie per la bellissima stagione lirica che per 13 anni si svolse al teatro Monterosa. Mi attirarono con la promessa di un favoloso salario: un “grazie” alla fine di ogni recita! Non avevo mai lavorato in teatro, ma con grande volontà e seguendo i consigli di Giovanni Teraschi ben presto diventai parte valida di questa squadra. Passavamo intere giornate nel sottopalco, spesso al freddo, nello spazio riservato al nostro laboratorio, costruendo, riparando tanto materiale grezzo esistente in teatro, modificando mobili e suppellettili che ci venivano offerti da comuni amici. Qualche volta anche i cassonetti dei rifiuti erano i nostri fornitori: una poltrona, un sofà, qualche vecchia sedia in stile in buono stato, venivano raccolti se pensavamo potessero servire. In questa raccolta era abilissimo Sergio Beano, il miglior rigattiere di borgata! Anche Gianluca, il figlio di Giovanni, ci dava sempre una valida mano disegnando i fondali, pitturando le scene, spostando le stesse durante gli spettacoli, con numerosi volontari da lui scovati e aiutandoci prima delle scene a posizionare le luci con grande perizia. E poi nei giorni immediatamente precedenti la recita si coinvolgevano le mogli: la mia, la moglie di Giovanni, Augusta, e Lodo, la moglie di Beano. Arrivavano gli scatoloni con i vestiti di scena, che dovevano essere preparati, stirati e adattati agli artisti. E poi a fine recita rimessi in ordine negli scatoli per essere rispediti. Il Michele Rua diventava così la famiglia delle famiglie e noi eravamo felici di poterci sentire in qualche modo utili per gli altri.