storia 23, 5 maggio 2022
by Piero Busso SDB
Sano stato inviato al Michele Rua all’inizio di settembre 1983, ero prete da 3 anni e dovevo occuparmi dei ragazzi del Centro Giovanile cioè dalla 1° superiore fino agli universitari e lavoratori. Ho raccolto tutto il mio entusiasmo perché sentivo che l’Oratorio era il mio più grande desiderio. Al Michele Rua ci sono rimasto 10 anni e con i giovani sono fiorite tante iniziative: pellegrinaggi a Taizè, Tamiè, Assisi, Terra Santa, Lourdes, Giornate mondiali della Gioventù a Roma, Santiago de Compostella, Chestochowa, Campi
a Gressoney, Pracharbon, Vollon, settimane di studio a Resy . Ritiri di Natale e Pasqua e certamente ne dimentico tanti… altri potranno scrivere i loro ricordi.
Voglio soffermarmi su due iniziative che mi sono rimaste nel cuore, come ricordi che mi hanno segnato. Fin dai primi mesi si sono presentati in Oratorio alcuni ragazzi che abitavano in una zona particolarmente periferica dal punto di vista esistenziale, erano circa 12/15 e in breve si sono impossessati della sala giochi. Non bisognava perderli un secondo di vista perché subito capitava qualcosa, anche atti di prepotenza e di violenza. Erano fedelissimi tutti i pomeriggi e per la durata di oltre 5 anni. Non era facile entrare in amicizia con loro, sempre sospettosi e incapaci di aprirsi a gesti di gratuità. Momenti di tensione e violenza erano sempre possibili. I giovani “normali” potevano ritirarsi, ma il Signore ci ha messo accanto diversi giovani che hanno saputo capire che l’Oratorio non è fatto solo per i buoni, ma che è bello sentirsi uniti per accogliere i più bisognosi, e così è successo un miracolo, e poco per volta l’Oratorio si è aperto ai giovani emarginati (molti sono coloro che possono dare la loro testimonianza). Uno di questi ragazzi che era il più piccolino, ma sempre aggregato al gruppo, lo voglio ricordare, si chiamava Massimino, so che è stato in carcere per droga e purtroppo è già mancato. Penso che don Bosco, sapendo che aveva frequentato il Michele Rua gli sia andato incontro e lo abbia abbracciato accogliendolo nel suo Oratorio in Paradiso.
E un’altra esperienza molto significativa, che mi ha segnato intensamente, è aver pregato con tanti giovani nel nostro appuntamento settimanale del giovedì. Era un appuntamento di intima gioia vedere che, al sottofondo di musiche adatte, poco per volta bisognava fare spazio a chi entrava, sedendoci per terra sulla moquette, fino a non esserci più spazio e gli ultimi dovevano rimanere sulla soglia. Credo che in quel tempo di preghiera e di silenzio, lo Spirito mettesse i suoi frutti nel cuore di quei giovani che ora hanno famiglia , figli, responsabilità in tanti campi sociali e penso che non possano dimenticare un ambiente che ha plasmato la loro vita.