storia 5, 14 febbraio 2022
            by Licari Numinato Dario

E’ esistito un tempo in cui, in assenza di telefonini, social e serie tv, il vero divertimento era rappresentato dal passare interi pomeriggi all’oratorio. Sbrigate le faccende domestiche e terminati i compiti, intere frotte di ragazzini del quartiere si davano appuntamento davanti al sagrato della chiesa di via Paisiello e, una volta aperta la porta al civico 37, ecco che si metteva in atto un preciso schema, quasi militar-strategico di invasione del suolo oratoriano: c’era l’incaricato di “andare ad occupare la porta nel campo da calcio”e colui che, col pegno in mano, correva a prendere il pallone meno scucito e più gonfio dall’armadio accanto alla sala giochi. Nel mentre, i due giovincelli più intraprendenti del gruppo, formavano le squadre al suono della storica conta degli anni ‘80: “alle bombe del cannon…spara bim bum bam” (“alla Mammasciola” sarebbe arrivata solo dieci anni dopo…)

Ma a due passi dal chiassoso nugulo dei novelli emuli di Holly e Benji ecco che compariva Lui, silenzioso ed in attesa, con il mignolo della mano destra innalzato verso il cielo, a guisa di sciabola samurai: Don Virgilio!

I neofiti dei polverosi cortili oratoriani, un po’ intimoriti dalla stazza imponente e dalla finta faccia arrabbiata, indietreggiavano timorosi, mentre i più avvezzi a quel rito salesiano da tramandare ai posteri,  si avvicinavano impavidi e sorridenti: accompagnato dall’inconfondibile scandire delle parole “Cacciùn…cacciùn” DonVi porgeva il suo saluto, andando ad incrociare il suo dito mignolo con quello dei tanti ragazzini accorsi in oratorio … e subito fragorose risate riecheggiavano sotto il porticato!

Ma il meglio di sé Don Virgilio lo dava allo scoccare dell’ora della preghiera in cortile: piripipì piripipì piripiripiri pippì! Il suono del suo fischietto era inconfondibile, così come la cantilena che ne usciva fuori e che, come un tormentone musicale ante litteram, una volta entrato in testa non ti abbandonava più…

Ancor oggi a distanza di 40 anni, chiudendo gli occhi, mi par di riascoltare quel suono, quelle risate  e la sua voce mentre, tra un avviso e l’altro, ci ricordava l’importanza della preghiera quotidiana e del servizio domenicale come chierichetti. E visto che dopo Messa, per chi aveva prestato servizio all’altare c’era la cioccolata calda gratis, ecco una moltitudine di “buoni cristiani e onesti cittadini” la domenica in sacrestia! Eh eh eh,  non eravamo tutti come Domenico Savio, ma DonVi lo sapeva e ci voleva bene così, un po’ tamarretti fuori ma tanto oratoriani dentro al cuore… Tanti anni sono passati, ma chi ha avuto la fortuna, come me, di conoscerlo e trascorrere tante ore insieme in cortile, sa che sarebbe bastato incrociare il suo mignolino per diventare amico di Don Bosco per sempre! E così è stato per molti, davvero…

Cosa volere di più? 100 di questi anni all’Oratorio Salesiano “Michele Rua”!