Articolo di Alessia Calvia.

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Martedì 5 dicembre, dopo una lunga camminata al freddo, noi terza siamo andati al museo del Risorgimento, situato a palazzo Carignano, nel centro della città.

Questo palazzo è stato costruito nel XVII secolo ed è un museo molto grande e ricco di storia: vi erano molte stanze dedicate a Napoleone, a Cavour, a Garibaldi e alla famiglia dei Savoia.

Per iniziare la guida ci ha portato in una stanza nella quale ci ha parlato del periodo napoleonico, e di come Napoleone Bonaparte sia riuscito a conquistare mezza Europa creando così il suo impero, fino alla sua caduta e all’esilio a Sant’Elena. In questa stanza abbiamo potuto osservare sul pavimento una mappa che mostrava i territori conquistati.

Abbiamo potuto anche ammirare due busti di Napoleone notando che durante la sua gioventù era rappresentato con i capelli lunghi, mentre negli anni in cui era diventato imperatore veniva rappresentato con i capelli corti. 

Una delle camere che ci ha colpito di più è stata la camera di Carlo Alberto. All’interno si trovavano i veri mobili ed il vero letto utilizzato dal re; ma la cosa più interessante è che i nobili dormivano seduti perché pensavano che dormire distesi equivalesse alla posizione assunta dai defunti; i poveri invece non facevano caso a questo aspetto.

Abbiamo trovato sorprendente che un letto piccolo quasi come se fosse quello di un bambino, fosse appartenuto ad un uomo alto due metri come Carlo Alberto. Così abbiamo imparato che i nobili erano soliti dormire seduti per favorire la digestione dei sontuosi banchetti che essi facevano e che questa posizione facilitava anche la loro respirazione perché non esisteva il riscaldamento quindi tenevano accesi i camini per tutta la notte.

In una delle sale sempre dedicate a Carlo Alberto si può trovare anche la tenda che ha ospitato il re durante la Prima Guerra d’Indipendenza che si è svolta nel 1848. Fuori dalla tenda abbiamo potuto notare l’uniforme di uno dei soldati del re e la guida ci ha spiegato che, essendo alto più di due metri, egli arruolava come sue personali guardie solo soldati altrettanto alti, in modo da essere veramente protetto. Sulle guardie abbiamo anche scoperto che in guerra c’era sempre un comandante che dirigeva la battaglia suonando una musica diversa per ogni azione che doveva essere svolta dai soldati.  

Un’altra stanza che ci ha colpito molto è stata la prima camera dei deputati d’Italia. Questa in realtà non è stata la prima camera dei deputati poiché è stata sciolta nel 1860 quindi un anno prima dell’unità d’ Italia. Abbiamo potuto osservare però che all’interno c’era un quadro del re perché si dice che quest’ultimo era spesso assente alle riunioni quindi si metteva un suo quadro per rappresentarlo. 

Nelle stanze dedicate a Cavour abbiamo ammirato un maestoso vestito che corrispondeva all’uniforme che il conte Cavour indossò al congresso di Parigi e all’ incontro di Plombierès; era inoltre presente una carrozza lussuosissima (per noi oggi potrebbe corrispondere a una Ferrari) con cui Camillo Benso sarebbe arrivato ad una riunione e che avrebbe usato intenzionalmente per mostrare il suo prestigio sociale.

Abbiamo poi osservato il calamaio usato per firmare il documento che avrebbe portato all’unificazione dell’Italia. Era un calamaio molto pregiato che si poteva vedere in una vetrina insieme a un dipinto che rappresentava la scena della firma.

Nell’ultima sala che abbiamo visionato vi erano quattro dipinti di notevoli dimensioni che raffiguravano scene di guerra, due di questi rappresentavano la prima e la seconda guerra d ‘indipendenza.

Nel dipinto raffigurante la prima guerra d’indipendenza, l’autore aveva realizzato un cannone in primo piano con la stessa tecnica usata per gli occhi della Gioconda, in modo da creare l’illusione di seguire l’osservatore. Questo perché si temevano molto le imboscate e quindi si posizionava sempre un cannone carico al fondo delle truppe, perciò in questo caso lo spettatore interpreta il ruolo del nemico.

Abbiamo osservato inoltre che in ogni stanza le pareti avevano un colore diverso: per esempio all’inizio siamo entrati nella stanza dedicata alla rivoluzione francese, dove al centro era presente un albero della libertà e le pareti erano dipinte di rosso a indicare il sangue versato; mentre verso la fine dell’itinerario, una stanza aveva le pareti di un giallo un po’ pallido a indicare la scoperta dell’elettricità. 

Il museo ospita al suo interno anche molti dipinti ben conservati. Quelli più numerosi erano quelli creati con lo scopo di prendere in giro i nobili e le persone importanti dell’epoca, per esempio Cavour era sempre rappresentato quasi come una palla a causa della sua robusta corporatura.  A volte questi erano abbastanza volgari o violenti mentre altri erano fantastici. Abbiamo anche ammirato i dipinti di Vittorio Emanuele II: in questo caso ci ha colpito osservare che nel periodo antecedente all’unità d’Italia il sovrano riportava caratteri tipicamente nordici, con pelle chiara e baffi e capelli arancioni, mentre una volta eletto re d’Italia, veniva rappresentato con una pelle abbronzata e i capelli tinti di nero per esaltare anche il Sud della nostra penisola attraverso caratteri tipicamente mediterranei.  

All’interno del museo erano presenti anche molti documenti di grande rilevanza storica, come quelli dello Statuto Albertino, una condanna a morte o anche la piantina della camera dei deputati presente prima dell’Unità d’Italia a Torino. 

Nonostante il freddo, abbiamo imparato davvero molto da questa visita. Abbiamo potuto osservare e scoprire molte curiosità che prima non sapevamo e abbiamo anche appreso dei concetti in modo differente e per questo ci è piaciuto molto.