La scuola media Michele Rua quest’anno ha deciso di partecipare, come attività extrascolastica, alla competizione Lego Challenge (più precisamente First Lego League Challenge). Un’attività ben strutturata promossa dalle Lego con la Fondazione Museo Civico di Rovereto che ha l’obiettivo di far lavorare insieme i ragazzi appassionandosi alla robotica, facendo progetti di innovazione, collaborando e giocando. Insomma, le famose 4P dell’apprendimento creativo (passion, project, peer, play).
Simone Baldi, responsabile del Maker Lab del Michele Rua e tutor di questa specifica attività extrascolastica ricorda:
“All’inizio i manuali della Lego Challenge, i regolamenti del gioco, lo studio delle missioni da svolgere ci sono sembrati un lavoro enorme e complesso. Abbiamo però apprezzato la cura di progettazione e l’accento dato sui “core values”, cioè quelle competenze indirizzate alla collaborazione, innovazione e divertimento, un mix prezioso e nel contempo delicato. I ragazzi gradualmente si sono fidati e lasciati andare. Hanno scoperto cosa significa progettare un robot che deve fare percorsi precisi, muovere oggetti; hanno intuito cos’è una leva e un baricentro. L’adrenalina della gara ha poi dato loro lo spunto finale. Sappiamo già che il prossimo anno parteciperemo di nuovo, carichi di voglia di giocare, progettare, sognare, collaborare. ”
A proposito della giornata di gara, abbiamo pensato di chiedere direttamente a un allievo della scuola, Enrico Giorgione, che ha partecipato all’uscita. Di seguito la sua testimonianza:
“La giornata è iniziata con un bel risveglio per tutti verso le cinque di mattina, per poi ritrovarsi alla stazione di Porta Nuova alle sei. Tra i nostri accompagnatori c’erano il Preside e Simone. Abbiamo attraversato la stazione e finalmente siamo arrivati al nostro treno che era fermo sul binario come se aspettasse proprio noi. Siamo partiti alle 6.30, ovviamente dopo aver salutato i nostri genitori. Durante il tragitto c’era chi giocava, chi studiava e chi ripassava la presentazione sull’Innovation Project (una presentazione dove trovavamo un modo per trasmettere la nostra passione in modo innovativo ed all’avanguardia).
Dopo un’oretta e mezza di viaggio, siamo scesi dal treno e ne abbiamo preso un altro fino ad arrivare alla stazione di “Genova Brignole”. Abbiamo fatto una decina di minuti di camminata e siamo arrivati davanti al “Palazzo Ducale”.
All’inizio eravamo un po’ disorientati e non avevamo idea di dove andare, poi abbiamo chiesto delle indicazioni: siamo entrati in una stanza enorme, quella principale, con due lampadari degni di un re, statue di marmo, decorazioni meravigliose… (d’altronde il Palazzo Ducale è uno degli edifici più belli della città). Ci siamo recati ai rispettivi tavoli delle tre squadre del Michele Rua (FLL134, FLL135, FLL136) ed abbiamo preso i robot per controllare che tutto funzionasse.
Dopodiché c’è stata l’inaugurazione della Gara (FLL, First Lego League, CHALLENGE) e sono continuati i test. Nel frattempo ci sono stati consegnati dei fogli del turno per presentare l’Innovation Project oppure per fare le gare di robotica, in quanto ce n’erano tre per squadra.
Le gare consistevano nell’affrontare, con il proprio robot, determinate missioni che si trovavano in un tabellone: più ne facevi, più punti ottenevi, anche in base al grado di difficoltà di ognuna. Tra le diverse prove, c’era anche la possibilità di testare il proprio robot in tabelloni a parte, ma non per più di cinque minuti a turno (potevi fare diversi turni, ma, in ognuno, dopo cinque minuti dovevi cedere il posto agli altri).
Finalmente, al termine di tutte le gare eravamo tutti più tranquilli, mentre durante queste avevamo molta ansia: tra una e l’altra siamo persino andati a prendere un gelato fuori dall’edificio per attenuare la tensione.
Alla fine sono state nominate le squadre migliori che avrebbero passato il turno e sarebbero andate a Salerno per la finale, ma sfortunatamente nessuna squadra del Michele Rua era tra queste.
Arrivati alla stazione, dopo una piccola maratona, siamo saliti sul treno ed abbiamo trovato un vagone tutto per noi, dove durante il viaggio abbiamo fatto varie cose, tra cui anche una specie di karaoke, con Simone che suonava la chitarra e noi che cantavamo.
Dopo l’arrivo a Torino, tra noi c’erano alcuni molto preoccupati a causa delle imminenti verifiche ed interrogazioni del giorno seguente, che non avevamo né voglia né tempo né forze per studiare; ma nel complesso eravamo tutti molto contenti della giornata e non vedevamo l’ora di farne un’altra simile.”