Io uso solo il libro perché ho paura di non studiare tutto… A me gli schemi non servono perché ci sono poche parole… Fare le mappe concettuali mi toglie tempo che potrei usare per memorizzare…

Chissà a quanti insegnanti e genitori sarà capitato di sentire queste frasi dai propri studenti o dai propri figli. Il percorso che si è provato a pensare quest’anno per aiutare i ragazzi di prima media ad acquisire un metodo di studio è partito proprio dal desiderio di far prendere coscienza ai nuovi allievi che studiare è una competenza che si impara, non si improvvisa e, inoltre, non si può dare per scontata.

Partendo dal presupposto che il primo passo per essere efficaci fosse quello di far capire ai ragazzi che quanto si stava proponendo fosse in primis utile per loro, si è iniziato dialogando su quali fossero le strategie utilizzate dagli alunni fino a quel momento, riflettendo su efficacia e punti di debolezza. Dopo un’iniziale fase illustrativa, in cui si sono mostrate diverse tipologie di schemi fatti a supporto di varie materie, si è passati alla fase operativa: come si fa uno schema?

Per tutto il primo quadrimestre gli alunni sono stati guidati nei singoli passaggi: sottolineatura, selezione dei concetti-chiave, pianificazione e stesura. La lezione di metodo di studio, una volta a settimana, è stata appositamente pensata per essere svolta subito dopo la spiegazione dell’insegnante curricolare proprio sull’argomento che sarebbe poi stato schematizzato nell’ora successiva con la specialista, Carlotta Richetti, Tutor DSA. Per agevolare i ragazzi, si è scelto di lavorare con una certa continuità sulla materia di storia, spesso ostica a molti, ma non sono mancate esercitazioni anche in altre discipline di studio. L’idea principale era proprio quella di fornire uno strumento, o meglio, una competenza, che fosse il più possibile trasversale.

Nella seconda parte dell’anno scolastico, il percorso è continuato ma in modalità differente: un piccolo gruppo, che poteva cambiare di volta in volta, lavorava con la Tutor potenziando l’acquisizione del metodo, mentre il resto della classe faceva la stessa attività ma in modo autonomo. Questa alternanza ha permesso di osservare più nel dettaglio le particolarità dei singoli, intervenendo con correzioni più puntuali quali ad esempio: l’ordine, la scrittura, il senso delle frecce e dunque dei collegamenti logici. Alla fine dell’anno, osservando i quaderni dei ragazzi, si è notato che in molti c’è stato un significativo miglioramento nell’utilizzo dello spazio, dei colori e delle linee, nonché nella selezione dei concetti.

L’obiettivo, spiegato fin dall’inizio del percorso, non è stato quello di imporre un metodo di studio rigido e uguale per tutti, bensì il far prendere coscienza agli studenti che, per poter portare a termine in maniera efficace un compito, è necessario un metodo di lavoro. Ognuno ha il proprio, che continuerà a sviluppare nel tempo e ad adattare in base alle esigenze, ma in preparazione alla scuola superiore e poi, per chi proseguirà, in ottica universitaria, saper maneggiare e rielaborare una certa quantità di informazioni risulta fondamentale per una buona riuscita. Imparare a creare in maniera autonoma il materiale su cui si studia allena lo studente ad essere consapevole dei processi cognitivi e non che mette in atto e, dunque, di diventare sempre più protagonista nel proprio percorso di apprendimento e, più in generale, di crescita.  

Alla fine del progetto, anche alcuni studenti più scettici, in quanto già abituati a lavorare con molte pagine e quindi poco propensi ad aprirsi a nuove modalità, si sono convinti che la schematizzazione potesse essere utile in sede di ripasso. Ciò è proprio espressione del fatto che l’intento non fosse quello di “imbrigliare” i ragazzi in un metodo rigido, bensì di fornire una proposta che potessero fare propria e modellare in base alle singole necessità.

Consapevoli che gli stili di apprendimento dei ragazzi di oggi non siano più quelli di un tempo, crediamo comunque che sia utile insegnare loro un metodo per organizzare le informazioni, qualsiasi sia lo strumento o il dispositivo da cui le ricavino, e imparare a rielaborarle, anche con l’aiuto di supporti digitali. Ecco perché a quegli alunni che dicono che fare lo schema vuol dire togliere tempo alla memorizzazione rispondiamo che il tempo impiegato a realizzarlo è in realtà già parte dello studio

Sulla base dell’esperienza di quest’anno, già diverse sono le idee per implementare il percorso e continuarlo in ottica triennale potenziando abilità differenti.

Nel link allegato di seguito è possibile vedere una brochure di descrizione approfondita del progetto, con alcune foto che documentano i progressi fatti da alcuni alunni nella strutturazione delle mappe: