Beato Michele Rua
Il primo successore di Don Bosco
Il beato Michele Rua è il primo successore di Don Bosco.
Nato a Torino il 9 giugno 1837, dopo la morte del padre entra tra i salesiani. Già da chierico diviene segretario del futuro santo per la zona di Valdocco. Accompagna il fondatore in numerosi viaggi. Si adopera, inoltre, come catechista e direttore spirituale. A 26 anni fonda il primo centro salesiano “esterno” a Mirabello Monferrato.
Vicario nel 1884, assume la guida della congregazione dopo la morte di Don Bosco (1888) e le dà un grande impulso. Muore a Torino il 6 aprile 1910. San Paolo VI lo proclama Beato il 29 ottobre 1972.
Ricordando Don Rua potremo conoscere una parte fondamentale della storia della Congregazione Salesiana ed anche dello spirito che ancora oggi pervade e si respira nel nostro Oratorio a lui dedicato.
Beato Michele Rua
Il primo successore di Don Bosco
Il beato Michele Rua è il primo successore di Don Bosco.
Nato a Torino il 9 giugno 1837, dopo la morte del padre entra tra i salesiani. Già da chierico diviene segretario del futuro santo per la zona di Valdocco. Accompagna il fondatore in numerosi viaggi. Si adopera, inoltre, come catechista e direttore spirituale. A 26 anni fonda il primo centro salesiano “esterno” a Mirabello Monferrato.
Vicario nel 1884, assume la guida della congregazione dopo la morte di Don Bosco (1888) e le dà un grande impulso. Muore a Torino il 6 aprile 1910. San Paolo VI lo proclama Beato il 29 ottobre 1972.
Ricordando Don Rua potremo conoscere una parte fondamentale della storia della Congregazione Salesiana ed anche dello spirito che ancora oggi pervade e si respira nel nostro Oratorio a lui dedicato.
“Noi due faremo tutto a metà”
L’avventura era cominciata un giorno lontano con un gesto strano. Otto anni, orfano di padre, con un’ampia fascia nera fissata dalla mamma sulla giacchetta, aveva teso la mano per avere una medaglietta da Don Bosco.
Ma a lui invece della medaglia Don Bosco aveva consegnato la sua mano sinistra, mentre con la destra faceva il gesto di tagliarsela a metà. E gli ripeteva: “Prendila, Michelino, prendila”.
E davanti a quegli occhi sgranati che lo fissavano meravigliati, aveva detto sei parole che sarebbero state il segreto della sua vita:
“Noi due faremo tutto a metà”.
E in lenta progressione cominciò quel formidabile lavoro condiviso tra il maestro santo e il discepolo che faceva a metà con lui tutto e sempre.
“Noi due faremo tutto a metà”
L’avventura era cominciata un giorno lontano con un gesto strano. Otto anni, orfano di padre, con un’ampia fascia nera fissata dalla mamma sulla giacchetta, aveva teso la mano per avere una medaglietta da Don Bosco.
Ma a lui invece della medaglia Don Bosco aveva consegnato la sua mano sinistra, mentre con la destra faceva il gesto di tagliarsela a metà. E gli ripeteva: “Prendila, Michelino, prendila”.
E davanti a quegli occhi sgranati che lo fissavano meravigliati, aveva detto sei parole che sarebbero state il segreto della sua vita:
“Noi due faremo tutto a metà”.
E in lenta progressione cominciò quel formidabile lavoro condiviso tra il maestro santo e il discepolo che faceva a metà con lui tutto e sempre.