Non è un caso che il tema principale di Didacta 2024, la più importante fiera nazionale sul tema dell’innovazione della didattica scolastica, sia stato quello dell’intelligenza artificiale. Non è un caso anche che il Ministro dell’Istruzione abbia dedicato la fiera Didacta 2024 a don Bosco.
Il tema dell’innovazione è infatti legato storicamente all’orientamento salesiano del fare scuola: fin dai tempi di don Bosco c’era la volontà di fornire ai ragazzi laboratori nuovi, aggiornati, adatti a formare per essere pronti nel mondo del lavoro.
L’intelligenza artificiale (abbreviata comunemente I.A. o, in inglese, A.I.) si pone oggi come sfida e questione da approfondire, comprendere e analizzare a scuola. È ormai chiaro che essa cambierà il mondo futuro, creando o cancellando mestieri, modificando abitudini e probabilmente anche il nostro modo di conoscere e ragionare. Come suggerisce Luciano Floridi (“La quarta rivoluzione. Come l’infosfera sta trasformando il mondo”) dobbiamo ragionare con i giovani su come l’identità umana si sta costruendo alla luce della rivoluzione digitale e della A.I.
Per questo ci sembra importante, come scuola, attivare tutte le iniziative possibili di alfabetizzazione informatica, avvicinamento al pensiero computazionale, discussione sull’intelligenza artificiale anche tramite forme strutturate di dibattito (“debate”).
Ci sembra che i giovani oggi siano affascinati e anche un pò abbagliati dalle possibilità delle nuove tecnologie: le dinamiche che notiamo nelle relazioni intermediate dal digitale (per esempio chat e social network) denotano fragilità e difficoltà varie; strumenti come ChatGPT vengono mitizzati ed usati con poca consapevolezza.
È per tale motivo che riteniamo importante sperimentare con i ragazzi tali strumenti, per comprenderne limiti ed opportunità. Molto istruttiva è la Teachable Machine, che permette di addestrare rapidamente modelli di A.I. su casi concreti, come distinguere due oggetti o l’espressione allegra o triste di un volto.
Ci sembra importante riflettere con i ragazzi sul fatto che la conoscenza e la capacità di ragionare dell’uomo non possono essere appiattite su algoritmi, poiché la computazione (per lo meno per come ci è nota oggi) non è il principio primo della realtà. Assistiamo attualmente ad un processo di umanizzazione delle macchine, soprattutto tramite le interfacce conversazionali (i cosiddetti “chatbot”, di cui anche ChatGPT fa parte): in alcuni casi, addirittura le persone preferiscono relazionarsi con un algoritmo piuttosto che con altre persone. Tuttavia questa confusione può portare ad una disumanizzazione dell’uomo stesso, riducendolo a un qualcosa che deve funzionare, e che se non funziona può essere denigrato, abbattuto, messo da parte.
Le metafore stesse usate dalle persone e dai giovani riflettono questo cambio di paradigma: piuttosto che “è rotto”, i giovani dicono “è buggato”. Gli specialisti di apprendimento parlano, riferendosi ai ragazzi, in termini di “profilo di funzionamento”.
Troppo facilmente i giovani adottano sistemi di esclusione, formalizzati e facilitati dai dispositivi digitali, perché “tanto è normale”.
L’uomo è l’unico essere vivente veramente aperto alla conoscenza ed alla trascendenza. La tecnologia non può accedere a ciò: sappiamo infatti che l’intelligenza artificiale non è vera conoscenza, ma solo un sistema efficiente di immagazzinamento e restituzione di informazione, cioè un sistema di apprendimento automatico.
Dobbiamo anche gradualmente gestire, come scuola, un inevitabile effetto di “spostamento dello sforzo cognitivo”: i requisiti nozionistici e di confronto saranno con il tempo sempre meno centrali, poiché offerti in modo sempre più naturale dai sistemi automatici basati su A.I. Tale spostamento non sarà fortunatamente immediato né completo, permettendo una transizione graduale dei sistemi didattici e non rinunciando comunque ad allenare la memoria e la capacità di immagazzinare ed organizzare la conoscenza.
Nel frattempo, sarà importante sfruttare al meglio lo spazio che si apre per evolvere attività didattiche centrate sui processi e sulla selezione degli strumenti. È noto infatti che anche solo sapere cercare su internet è una competenza non scontata per i giovani, e fa parte dell’alfabetizzazione informatica.
Allo stesso modo, sui sistemi di intelligenza artificiale sarà importante la “prompt engineering”, cioè la capacità di chiedere le cose giuste nel modo giusto ai sistemi automatici: una competenza che, per i giovani che la sapranno acquisire, potrebbe risultare vincente.