storia 25, 19 maggio 2022
by Piero Piazza
Tanti, tanti anni fa il Michele Rua aveva la piscina e si chiamava Stura.
Nel periodo delle vacanze scolastiche l’Oratorio si trasformava in una vera e propria colonia e quasi tutti i pomeriggi caldi di luglio ed agosto verso le 13,30, a piedi, ci incamminavamo per le strade ed i sentieri sterrati in mezzo alla distesa di campi, che negli anni ‘50 e ‘60 era ancora Barriera di Milano, per arrivare sulle sponde della Stura. Sempre presente ed a capo della spedizione era
Don Martano.
Giunti al fiume il Don per primo in pantaloncini e canottiera, con le mani sui fianchi, si posizionava su una striscia di terra al centro del fiume e da lì controllava, mentre noi ragazzi nuotavamo e giocavamo in acqua con le camere d’aria delle gomme dei camion.
Al ritorno, ripercorrendo gli stessi sentieri raccoglievamo i frutti spontanei che crescevano sugli alberi o negli arbusti lungo il percorso.
Rientrati in oratorio tutti insieme si scendeva nelle “catacombe”, il salone sotto il porticato, oggi diviso in tante stanze per il deposito materiali, dove seduti ai tavoli veniva distribuita la merenda che solitamente consisteva in pane e latte. Al termine si tornava nei cortili per giocare a pallone, a biglie oppure si attendeva il proprio turno per salire sulle “gamale”, giostre in ferro costituite da una colonna rotante alla quale erano appesi tramite catene 4 seggiolini.
A volte, Don Martano, non ancora stanco, si sedeva su una panca nel cortile di calcio e cuciva gli strappi che si erano formati sui palloni un po’ logori.