storia 20, 14 aprile 2022
            by Cristina Talarico

Entrando da via Paisiello subito sulla destra c’è una porticina un po’ anonima, che forse a molti ora non evoca nulla ma chi, come me, negli anni ‘90 frequentava l’oratorio conosceva cosa celava.

Le catacombe, che visto il luogo di cui parliamo, avrebbero forse avuto motivo di esserci, ma no, niente di tutto questo, per noi giovani di allora erano un

luogo d’incontro musicale.

Dietro quella porta in legno che si apriva con una vecchia serratura tipo cantina, trovavi delle scale buie che scendevi con un po’ di circospezione, sembrava di addentrarsi nella location di qualche vecchio film.

Terminata la scalinata arrivavi ad un corridoio un po’ buio, e poi improvvisamente partiva la magia, suoni, canti, musica, risate, arrivavano dalle stanze che si affacciavano sul corridoio.

Piccoli gruppi di giovani ragazzi e ragazze erano riuniti con le chitarre, con un animatore più grande che insegnava a suonare.

Due erano i corsi: chitarra ritmica con l’animatore  Alessandro Ruzza e chitarra classica con Davide del Vento. Non c’era molto in quelle sale, un tavolo e qualche sedia, che a volte non usavamo neanche perché ci si sedeva sui tavoli, ma c’era entusiasmo, allegria, garbo nello stare insieme. Così con un libretto di accordi Paul Kent e un po’ di buona volontà davamo vita ad una serie di accordi non propriamente nitidi o puliti, che si susseguivano per circa un’ora, intervallati da qualche incursione musicale di qualità dei nostri maestri che andavano da un: “THROUGH THE BARRICADES” a pezzi classici magistralmente eseguiti.

A volte portavamo un amico o un’amica con noi a sentire queste lezioni, e in corso d’anno il gruppo cresceva.

Quando terminava l’ora si saliva su, si chiudevano insieme le catacombe e ci si fermava sotto i portici dell’oratorio, che intorno alle 18:30 cominciava a  brulicare di giovani che parlavano, ridevano, si raccontavano la loro giornata.

Il centro giovanile con appuntamenti fissi settimanali quali: martedì 17:30- 18 per il biennio della scuola superiore e il triennio con appuntamento dalle 18 alle 19 , offriva a noi giovani un momento comunitario e formativo importante; guide di quegli anni erano Don Piero e Suor Marisa.

Tante le cose da raccontare, le emozioni, i rumori, le immagini, le preghiere in cappellina alle 18, con cento ragazzi stipati, seduti vicini come ora non riusciamo quasi più a pensare, non basterebbe un libro per spiegare quello che ha rappresentato il Michele Rua per noi giovani in quegli anni. Così, ancora  oggi, quando entro dalla porticina di via Paisiello, la guardo distrattamente e mi sembra ancora  di sentir suonare tante chitarre dalle care catacombe…