Avevo solo 16 anni, tanto tempo fa, e alla domenica pomeriggio mi piaceva lasciar andare via i gruppi che

si organizzavano per il divertimento per aspettare il momento in cui arrivava “per caso” Pino Rosamiglia

(io non sapevo che si stava preparando per diventare prete salesiano) e allegramente radunava “i rimasti

“per organizzare una uscita, a volte per andare a ballare il Casatchok, altre per una passeggiata lungo Po o

per bere una Coca-cola in più persone, divertendoci semplicemente senza pretese…

Mi piaceva questo gruppo un po’ sgarrupato, ma sincero…

Fui accusata pesantemente da alcuni malpensanti di “voler traviare un futuro prete “…e io cascai dalle

Nuvole.

Fui convocata dall’allora Parroco Don Mario Bava e io, tremendamente titubante, mi preparai un

complesso discorso a mia discolpa.

Il suo ufficio si trovava sotto il portico: appena varcata la soglia lui mi guardò dritto negli occhi, senza farmi

parlare e amorevolmente (lui così di solito piuttosto burbero) mi disse: “Tranvai, (così mi chiamava) , se sai di avere la coscienza a posto e la testa alta, vai dritta per la tua strada e non preoccuparti!”

Così incontrai per la prima volta l’amorevolezza di Don Bosco al Michele Rua…

 

Dopo anni, giovani sposi, fummo convocati sotto il portico da Don Guido Parroco che senza preamboli ci

mise in mano un biglietto con due nomi, un indirizzo e un numero di telefono e guardandoci negli occhi ci

disse: “Vi affido una coppia che è appena arrivata da Betlemme“

Poi sorrise con aria complice e se ne tornò nel suo ufficio.

Non ci chiese mai conto se e come avessimo portato a termine il suo compito,

Ci regalò così due amici per la vita: Regina e Gaetano.

 

Ancora nel tempo….

Conducevamo i Corsi Fidanzati e in un’epoca in cui era vivo il confronto e il piacere della discussione

capitava che l’incontro, arrivato ad un argomento cruciale, si protraesse per le lunghe….

Si usciva tardi, a volte molto tardi dalla sala e puntualmente sotto il portico illuminato incontravamo Don

Virgilio che passeggiava e attendeva per chiudere e andare a riposarsi.

Allora chiedevamo scusa di averlo fatto attardare e immancabilmente ricevevamo la più dolce e amorevole

bugia:

“Non preoccupatevi, tanto non avevo ancora finito di dire il breviario…Buona notte e grazie”

 

Tempo dopo…

Il mio papà stava già un po’ male, ma ancora non sembrava così grave.

Quella sera erano già le 19 e io e mio marito eravamo sotto il portico a parlare con il Parroco Don

Gianfranco quando improvvisamente mi venne un pensiero assillante, senza motivo e dissi ad Agostino:

“Dobbiamo andare da papà …subito…”

E con semplicità, come se in quel momento non avesse proprio nulla da fare, Don Gianfranco ci disse:

“Vengo anch’io “

E fu così che accompagnò il mio babbo nelle ultime ore di vita …

Celebrò il suo funerale, di cui io per il dolore non ricordo granchè, come aveva celebrato due anni prima

quello della mia mamma, ma ancora a distanza di tempo parenti ed amici, anche quelli poco o per nulla

praticanti, ricordano il modo affettuoso con cui li ha celebrati e le sue omelie.

 

E poi si può ancora dire che non ci sono stati e non ci sono dei Don Bosco al Michele Rua?